Brevi cenni di storia di Gravellona Toce liberamente tratti dal sito https://www.antiquariumgravellonatoce.it/ (luglio 2024)
L’antico abitato di Pedemonte
L’abitato originario era detto Pedemonte, toponimo di facile comprensione, ma con il tempo è prevalso Gravellona, il cui significato forse non è così lontano dal primo, in quanto potrebbe significare Granvallona.
Gravellona Toce è un significativo crocevia di importanti reti fluviali, lacustri e terrestri che collegano la pianura padana occidentale con la Svizzera.
Un perno fondamentale di questo sistema è costituito dal complesso fluvio-lacuale Ticino-Verbano con la sua fitta rete di immissari, tra cui il Toce e la Strona.
L’antico insediamento di Pedemonte sorse proprio sulle sponde del Lago Maggiore, considerando che fino all’Altomedioevo Gravellona Toce si affacciava direttamente su una sua ampia insenatura.
Discontinua e sporadica risulta la frequentazione nella prima età del Ferro (VII-V secolo a.C.) segnalata da un piccolo nucleo di sepolture golasecchiane. Nella seconda età del Ferro la migrazione e la conseguente sedentarizzazione dei Celti transpadani (i Leponzi sui monti e gli Insubri in pianura) (IV-III secolo a.C.) è ben percepibile nei corredi della fase della romanizzazione (II-I secolo a.C.) quando, accanto ai centri di Ornavasso e Mergozzo, sorgerà l’insediamento gravellonese di Pedemonte, costituito da una comunità di confine caratterizzata da una cultura mista insubro-leponzia. Dopo la conquista romana, in particolare in età Augustea e Giulio-Claudia, Gravellona Toce continua a mantenere la sua nevralgica funzione commerciale a medio e lungo raggio, ma diviene rilevante anche quella militare connessa al trasferimento delle legioni verso il Reno.
In questo panorama l’eccezionalità del centro di Pedemonte à ascrivibile all’individuazione non solo della citta “dei morti”, ma anche, caso pressoché unico nel Piemonte nordorientale, di quella “dei vivi”. Le attività dello scopritore Felice Pattaroni si concentrarono sull’indagine delle oltre 150 tombe inquadrabili tra l’ultimo quarto del II secolo a.C. e almeno il IV secolo d.C. I corredi ci restituiscono l’immagine di un centro pedemontano agricolo (coltura dei cereali, tra cui spicca la segale, e della vite), dedito allo sfruttamento del legname e soprattutto all’allevamento ovo-caprino e all’uso dei suoi derivati (lana, latte, formaggio). I dati sono confermati dai reperti dell’abitato recuperati in tre edifici, chiamati al momento della scoperta Casa del Forno, Stalle e Casa del Pescatore, che insieme ad una serie di murature solo parzialmente indagate da Pattaroni consentono di ipotizzare l’esistenza di un insediamento più ampio e articolato rispetto a quanto noto, esito di diverse fasi costruttive e attivo almeno fino al V secolo d.C.

Dal Medioevo al XVIII secolo, qualche cenno
La zona seguì i fermenti storici legati alle guerre tra il Papato e l’Impero e alle lotte tra Guelfi e Ghibellini e si assistette a una lunga serie di episodi cruenti, a distruzioni e a saccheggi. Con la fine del Medioevo, la zona del novarese (1308) si trovò contesa tra i Visconti e Giovanni II Paleologo, marchese di Monferrato; il marchese assoldò la famigerata “Compagnia bianca” per riconquistare Novara (1358), era composta di soldati di ventura inglesi che per alcuni anni devastarono i borghi del novarese inclusa Gravellona Toce (1361).
Solo nel 1395 il novarese fu concesso ufficialmente al ducato dei Visconti, ai quali poi succedettero gli Sforza (1450).
Le guerre scoppiate in quel periodo in Italia, la calata di spagnoli e francesi nella penisola portarono nuovi lutti e miserie nel novarese e a Gravellona: la pace di Cateau-Cambrésis segnò l’inizio del dominio spagnolo.
Dominio che si concluse nel 1713 con la pace di Utrecht e Rastadt (Guerra di Successione Spagnola) che sancì la cessione del milanese agli austriaci.
Con la pace di Aquisgrana (1748 – Guerra di Successione Austriaca) i Savoia, in cambio dell’aiuto dato a Maria Teresa d’Austria, ottennero l’annessione dell’alto novarese al proprio regno nel 1797.
Il periodo napoleonico e l’avvio del Regno d’Italia
Fino al ritorno di Napoleone Bonaparte dalla sfortunata campagna egiziana, la zona di Gravellona Toce fu teatro di una serie di scontri armati e di occupazione da parte delle truppe russe del maresciallo Suvarov.
Dal 1805 Gravellona entrò a far parte del Regno d’Italia fino alla caduta di Napoleone.
Nel periodo napoleonico sicuramente si pongono le premesse per il sorgere del centro e per la sua rapida crescita. La strada napoleonica (1805) non solo migliorava le comunicazione dell’Ossola e delle zone vicine, ma le avvicina e le inserisce nel largo movimento del progresso che la nascente civiltà industriale suscita in molti Stati europei. La nuova Gravellona sorge proprio intorno al punto in cui le strade, provenienti dal lago d’Orta e dal Verbano, tagliano la grande via che unisce la Svizzera e la Francia alla Lombardia e a Milano. Dopo il Congresso di Vienna il novarese rientrò fra i possedimenti dei Savoia, e infine (1861) andò al neonato Regno d’Italia. Nel 1884 la costruzione della linea ferroviaria Novara-Domodossola e, successivamente, il traforo del Sempione danno nuovo slancio ai traffici ed alle iniziative gravellonesi: non solo, il passaggio dei veicoli si fa più intenso ma anche numerosi tecnici ed operai, provenienti da altre regioni, ristabiliscono definitivamente nel nostro centro. (E. Guida, Vicino alla Crociera, 1984)
Gravellona diventa un Comune
Gli abitanti passano dai 350 abitanti del 1793 ai circa 1600 del 1879 e arrivano a toccare le 3000 unità all’inizio del XX secolo, ma Gravellona fino alla dominazione spagnola del 1714 era autonoma, poi subisce qualche limitazione in fase di Comunità con Casale, Omegna Granerolo e Montebuglio e nell’Ottocento diventa frazione di Casale Corte Cerro.
La crescita economica e l’aumento della popolazione attiva e residente fece nascere l’esigenza di servizi locali così nel 1853 le Regie Poste autorizzano l’apertura di un ufficio postale e nel 1884 è lo stesso comune di Casale a distaccare un proprio ufficio a Gravellona. Si valutava dunque il distacco dal Comune di Casale Corte Cerro. Nel 1888 un’istanza firmata da Francesco Camona e da altri sei consiglieri comunali è presentata al prefetto di Pallanza per ottenere la piena autonomia e, nel 1910, il Commissario del Governo viene incaricato di relazionare sulla fondatezza della richiesta dei gravellonesi di non essere più frazione di Casale Corte Cerro.
Con la legge numero 1293 del 12 dicembre del 1912 nasce il Comune di Gravellona Toce.
Francesco Camona è proclamato Sindaco. Il municipio viene collocato provvisoriamente nell’attuale casa Bavagnoli, in Corso Marconi. Dopo qualche anno, il secondo sindaco, l’ing. Emilio Lagostina, acquista l’edificio che rimane sede della casa comunale per oltre mezzo secolo.
A testimonianza del fermento e dell’intraprendenza della comunità gravellonese devono essere ricordate, nel campo socio-assistenziale, le strutture realizzate dalle aziende locali per garantire ai lavoratori un minimo di aiuto: case per operai (1850) e asilo infantile (1860); quelle nate per volere della popolazione come i circoli e le cooperative operaie di consumo cui si sommano le latterie sociali (attive già nel 1879), le società operaie di mutuo soccorso; quelle volute dagli enti di beneficenza come la Congregazione di carità.